Il migliore dei mondi possibili di Roberta Ventura - Bornoincontra

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Il migliore dei mondi possibili di Roberta Ventura

Premio Letterario

"Il migliore dei mondi possibili" di Roberta Ventura
Menzione Speciale della Giuria – Edizione 2017


 
Erano i primi anni ’30 del Novecento, le ombre lugubri della crisi economica mondiale e del regime fascista si allungavano sulla vita quotidiana degli Italiani, tutti, soprattutto delle famiglie più povere e di umile condizione sociale; i paesini disseminati ai piedi della catena alpina potevano offrire poco alle speranze delle giovani generazioni, figlie di un primo conflitto mondiale e destinate, di lì a pochi anni, ad affrontarne un altro, drammatico.
Caterina si riteneva fortunata tuttavia, era riuscita ad ottenere una buona opportunità di lavoro, sarebbe andata a servizio da una delle poche famiglie signorili del paese, e in cuor suo sapeva che era un dono inaspettato, per lei, prima di quattro figli. Caterina era volenterosa, sana e forte, il suo sorriso era contagioso e gli occhi rivelavano una non comune gioia di vivere. I signori presso i quali lavorava in breve tempo avevano imparato a volerle bene e ad apprezzare la sua solarità e la precisione nel portare a termine mansioni e compiti disparati; al rientro a casa Caterina aveva ancora molte faccende da sbrigare e aiutava i genitori e i fratelli nelle quotidiane fatiche della vita contadina. Eppure Caterina, ogni mattina, si recava al lavoro bella e forte di un sorriso che pareva non spegnersi mai. Il suo cuore, da qualche tempo, custodiva un dolce nuovo piccolo segreto, che rispondeva al nome di Pietro e aveva le sembianze belle e forti del ragazzo che era stato assunto in qualità di tuttofare nella stessa dimora in cui lavorava Caterina.
Pietro era giovane e bello come solo gli innamorati, agli occhi di chi li riama con candore e innocenza, sanno essere; gli sguardi dei due giovani ci misero poco a cercarsi e trovarsi, e nel volto di Caterina a Pietro parve di cogliere, per un istante, il migliore dei mondi possibili, un mondo che sapeva di purezza e speranza e che gli fece venir voglia di darsi da fare per costruire un futuro solido da offrirle. Pietro lavorava senza tregua notte e giorno, cuore gonfio di amore e braccia infaticabili.
Ma le malelingue e l’invidia sono voci gracchianti che da timido sussurro crescono come un perfido sibilo, sino a divenire assordanti cattiverie che chiudono gli occhi agli uomini e ottenebrano le menti; si disse che Pietro era un freddo affarista, interessato ai soldi per appagare vizi e bagordi del genere più infido e voglie lascive. Le voci striscianti e insistenti arrivarono ai genitori di Caterina che, preoccupati dell’onore e della rispettabilità della figlia e della famiglia, tanto fecero e tanto dissero fino a che la giovane, occhi bassi e capo chino disse semplicemente: “Come volete voi padre”, e riprese la vita di lavoro e fatiche quotidiane, solo il sorriso si era spento e gli occhi grandi si erano fatti ancora più grandi nel volto delicato ed emaciato. Sua madre guardava e sospirava, che avrebbe potuto fare lei? Era solo la madre, era solo una donna.
Giunse allora la lettera inaspettata dello zio Antonio, dall’America, quella vera, quella degli Stati Uniti, dove chi aveva avuto la faccia tosta di piantare più in là del vicino il proprio paletto aveva conquistato frontiera, terra, soldi e potere, con essi erano arrivati poi gli schiavi, i grandi guadagni e tutti i riconoscimenti ufficiali, fino al punto di rientrare in Italia come una personalità eccezionale, incaricata addirittura di portare personalmente una missiva governativa americana al Duce. Era questo il clima che accolse l’arrivo di zio Antonio, quasi fosse l’insperata soluzione a tutti i mali di Caterina, così pensò la madre. Zio Antonio avrebbe portato con sé Caterina in America, là c’era molto da fare, tanto da lavorare e a cui pensare, un Nuovo Mondo da conoscere e una nuova lingua da imparare; ma l’uomo ricevette, dopo pochi giorni dal suo arrivo, comunicazione di partire al più presto per urgenti affari da sbrigare e fu allora che ebbe l’idea e come un abile mago estrasse dal cilindro il gran finale.
Avrebbe sposato Caterina, poi sarebbe ripartito per gli Stati Uniti, in capo ad un mese avrebbe sistemato documenti e passaporto e la moglie avrebbe potuto raggiungerlo, per un regolare e legittimo ricongiungimento familiare e per dare il via ad una nuova vita. Caterina ancora una volta chinò lo sguardo e il capo ed obbedì. Si sposarono in un freddo mattino di inverno, all’alba, alla presenza dei soli testimoni, quasi in sordina; una lauta mancia al parroco e a chi di dovere chiuse in maniera sbrigativa la pratica e pochi parvero scandalizzarsi della consanguineità dei novelli sposi; si sa che il denaro e il prestigio appannano la vista anche dei più acuti e bigotti moralisti.
Zio Antonio ripartì due giorni dopo e Caterina avrebbe atteso l’arrivo dei documenti necessari per raggiungerlo. Non passarono tre mesi che arrivarono le carte attese e si fissò la data di imbarco a Genova con destinazione Stati Uniti.
Meno di tre mesi, appunto, erano trascorsi, ma si sa che l’amore non conosce tempi, limiti o confini, e tre mesi possono essere anche un tempo molto lungo. Come era avvenuto non conta, Pietro aveva tentato di rassegnarsi, aveva odiato Caterina con tutto se stesso, aveva alternato rancore e amore in una danza disperata al ritmo ballerino del suo cuore spezzato. Quindi si era deciso ad affrontare la giovane sposa; l’aveva attesa un mattino, di buon’ora, in un luogo isolato, non voleva mettere in pericolo il suo onore nonostante tutto, e l’aveva affrontata duramente, riversando un fiume di parole amare e rancorose. Così aveva fatto per diverse mattine, fino a che la patina rancorosa e rabbiosa si era dissolta lasciando emergere l’amore mai scalfito, mai dimenticato; mattina dopo mattina anche Caterina aveva avuto il coraggio di parlare, di spiegare, di dare nomi e volti e ragione del suo sacrificio. Pietro e Caterina si erano ritrovati ancora, tragicamente protagonisti della trama più vecchia del mondo: un amore grande, contrastato e impossibile.
L’amore è anche questo, è un mondo impossibile, che sfioriamo, accarezziamo, crediamo nostro, e ci viene tolto spezzando vite, destini e carezze che chiedono solo di incrociarsi per sempre.
Stava così Caterina, quando i documenti giunsero e il suo dovere di moglie la attendeva in America. Stava così Caterina quando si accorse che il suo segreto ora, non avrebbe più potuto conservarlo nella sola intimità del suo cuore, presto quel segreto sarebbe stato manifesto agli occhi di tutti e lei voleva, doveva proteggere Pietro, e poi l’onore e la rispettabilità della famiglia, certo!
In una fredda mattina di primavera raggiunse a capo coperto quella casa e parlò con quella donna che la fece entrare, avrebbe sbrigato tutto in fretta e poi sarebbe tornata alla quotidiana e rassicurante normalità, pronta ad affrontare il lungo viaggio.
Fu un attimo, doloroso e lacerante; quella donna le strappò, in un solo istante, vita, amore e futuro e poi la riaccompagnò alla porta, lasciandola alla rassicurante normalità, sola e febbricitante.
Rientrò prima dalle solite mansioni e si mise a letto: in famiglia credettero ad un’influenza e all’ansia per l’imminente viaggio. La febbre peggiorò nella notte, nel delirio febbricitante Caterina chiese perdono alla madre, invocò Pietro più volte e nei volti spaventati dei genitori le parve di cogliere il loro drammatico risveglio alla realtà.
Al mattino, ancora una volta, nel tragico ripetersi degli eventi, un’altra madre aveva perso una figlia, amata e buona, che non aveva saputo capire, aiutare e sostenere; ancora una volta l’aveva persa per amore, non importa se per troppo amore o troppo poco, si trattava comunque di amore che le rigide convenzioni sociali non avevano voluto vedere e lasciato libero di manifestarsi.
Sempre in una fredda mattina di primavera la povera e reietta Caterina venne tumulata, una frettolosa benedizione alla presenza dei soli familiari l’avrebbe condannata all’oblio perpetuo, giusta punizione per una peccatrice che si era macchiata di un orrendo crimine.
Pietro si disperò, visse ogni giorno da allora nel doloroso silenzio di un amore che era stato talmente grande e forte e che ora gli sorrideva da una foto sbiadita che aveva conservato per sempre sul comodino accanto al letto.
L’unico mondo possibile per i due giovani innamorati si era dissolto nell’invidia e nelle convenzioni assurde di una società rigida, maschilista e ottusa.
Caterina aveva salvaguardato la rispettabilità dei genitori, della famiglia, aveva difeso Pietro e il loro amore fino al sacrificio di sé e della propria vita e del dono della propria vita.
La madre di Caterina, che risiedeva poco fuori il centro abitato, non venne più in paese, fino a che la morte non la liberò dall’immenso dolore che si era impossessato del suo cuore e della sua anima il giorno stesso in cui il buon Dio si era portato via Caterina; lei aveva sempre saputo e non aveva potuto fare nulla, quella figlia buona e bella, forse, da lassù l’aveva perdonata e forse aveva trovato, finalmente, il migliore dei mondi possibili anche per lei.
Motivazione della Giuria
Una storia non così lontana, osteggiata da malelingue e convenzioni, dove il migliore dei mondi possibili si trova nel volto di chi si ama. Narrazione struggente che offre un affresco sincero e reale dell’Italia tra le due guerre.
 
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