Il mistero del bosco di Caterina Cere - Bornoincontra

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Il mistero del bosco di Caterina Cere

Premio Letterario

"Il mistero del bosco" di Caterina Cere
Premio Categoria Ragazzi Edizione 2012



 
Era una bella giornata nel bosco: gli uccelli cantavano, gli scoiattoli si rincorrevano e si donavano ghiande a vicenda; i leprotti giocavano con i rametti, mentre i grilli e le cavallette cantavano e saltavano.
Era primavera e in questa stagione il boschetto di castagni era un po' magico, perchè più o meno al centro della piccola foresta sembrava che gli alberi si unissero insieme e i tronchi diventavano rocce di quarzo rosa; le foglie dei castagni formavano una grande cascata che gettava allegri spruzzi d'acqua e spuntavano tanti fiori che mandavano nell'aria un buon profumo. Le foglie rimaste si trasformavano in strani pettirossi, che anziché avere il loro bel petto rosso, avevano piume bianche, mentre il loro dorso era celeste. Questo bosco insomma era un vero paradiso!
Un giorno però una forte pioggia si abbatté sul castagneto e sembrava che in quella piccola foresta non ci abitasse più nessuno.
Dopo la pioggia apparve un bellissimo arcobaleno formato da sette colori: rosso, arancio, giallo, verde, azzurro, indaco e violetto. Dall'arco-colore scivolò giù goffamente uno strano "esserino": era come una piccola palla bianca con braccine e gambette sottili: in testa aveva una coroncina di fiori decorata con nastri colorati come l'arcobaleno.
In questo bosco viveva un tempo, ma un tempo veramente antico quando non esisteva ancora la plastica, un vasaio. Un giorno il vasaio sbagliò a formare un vaso. L'indomani era il compleanno della sua bambina e voleva farle un regalo molto speciale. Ad un certo punto gli venne un'idea: penso di confezionarle una bambola di porcellana; ma aveva finito l'argilla. Si ricordò di avere quel vaso sbagliato e visto che non riusciva a finirlo lo distrusse e incominciò a formare il corpo della bambola, poi le braccia, le gambe e per finire la testa e il collo. Vicino alla schiena incise il nome della bambina "Iride". È un nome strano, ma a quei tempi i nomi erano così.
Quando l'argilla si asciugò dipinse al bambolotto due occhi azzurri con tanto di ciglia e sopracciglia, poi una bella boccuccia e per finire un grazioso nasino (lo rifinì con un po' di argilla): era veramente raffinato, anche se il vasaio era povero e perciò non aveva studiato né fatto corsi per diventare bravo a costruire. L'uomo però non capiva una cosa: lui aveva fatto la bambola di porcellana, perciò doveva essere di colore marroncino, invece era rosa pallido, ma lui non l'aveva dipinta.
L'esserino del bosco si era intrufolato nella casa del vasaio e aveva fatto una magia.
Il vasaio era confuso ma felice e per terminare la sua opera prese poi un sacco di canapa e lo tinse di rosso, ne tagliò una striscia e formò un fiocco e lo mise sulla testa della bambola.
Il giorno dopo l'uomo mise la sua opera sopra il letto di paglia della bambina e appena Iride si svegliò, rimase a bocca aperta perché non aveva mai visto cosa tanto meravigliosa; abbracciò fortissimo il suo papà e la bambola insieme: in quell'abbraccio ci mise così tenerezza che la bambola diventò viva e provava dei veri sentimenti e se avesse potuto parlare e abbracciare contemporaneamente avrebbe anche potuto dire "Ti voglio bene".
Il tempo passò e fu inventata la plastica; un ladro trovò la bambola e solo per il gusto di rubare la seppellì proprio nel boschetto dove i tronchi diventavano rocce di quarzo rosa. Un giorno una bambina incuriosita da quel posto bellissimo, trovò per caso la bambola e felice ed emozionata la portò alla sua casa, la ripulì e le disse: "Oh poverina, avrai freddo, così nuda! Per fortuna ho delle stoffe nuove e ti farò tantissimi vestitini". La bambina, che si chiamava Rosalì, si mise al lavoro e fece per prima cosa un vestitino rosso come il suo, poi magliette, calzini, pantaloni e anche un cappellino. Il giorno dopo cucì ancora per lei: gonnelline, abiti da festa, cappottini e anche una sciarpa e dei guanti di lana gialla. L'indomani Rosalì sarebbe andata da sua cugina Silene, che era così ricca da abitare in un palazzo poco lontano dal bosco magico; le due bambine era molto amiche.
Il giorno della visita di Sandra a sua cugina ci fu un pranzo con ogni prelibatezza e anche una gustosa e pregiatissima macedonia servita in coppe d'oro. Dopo questo interminabile banchetto le bambine finalmente cominciarono a giocare. Rosalì mostrò a Silene il suo giocattolo preferito. "Ma come si chiama?" chiese Silene. "Non le ho ancora dato un nome." rispose Rosalì. "Guardiamola bene e pensiamo il nome più adatto a lei" continuò a dire Rosalì. Trovarono sulla schiena la scritta "Iride" e pensarono che questo fosse il suo nome.
La bambola diventò il segreto delle bambine; a lei confidavano i loro pensieri e i loro sentimenti, rifugiandosi nel boschetto incantato dove c'erano gli uccelli dai petti azzurri e le rocce di quarzo rosa.
Motivazione della Giuria
Il gioco più bello è il dono di un padre.
Una bimba, una bambola e un povero vasaio nel boschetto di castagni.
 
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