La voce della montagna di Diego Razzitti - Bornoincontra

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La voce della montagna di Diego Razzitti

Premio Letterario

"La voce della montagna" di Diego Razzitti,
Vincitore Categoria Adulti Edizione 2010



 
Bombati suoni di scoppio luceano nel cielo.La durezza bollente dell'acciaio mi raggela il sangue. Frammenti di shrapnel da tutte le parti. Chi l'ha detto che di paura si suda freddo? Lungo la schiena e sulla fronte sono un unico rivolo caldo.
Brividi e bestemmie, in queste buche alte tre volte un uomo.
Poveri cristi pronti allo scontro, ricordi lontani di messe di baci mai dati del cafè de la Pepina di lardo malva ed alti pascoli.
Ricordi lontani di storie invernali dentro stalle cadute in mani nemiche, l'asprigno dell'amaro cordiale per non pensare all'atroce ansimante fatica, per dimenticare quella gaia del far legna nei boschi con padri e fratelli.
Muli carichi d'obici s'inerpicano su impossibili e tremende coste, la juta dei sacchi lacera loro schiena e fianchi. Rotolano a valle di tanto in tanto per gran gioia di volpi e topi, compianti sinceramente da coloro che li hanno aggiogati, scossi dalla possibilità di far la stessa fine.
Meglio sarebbero stati altri fronti che lottare su impossibili e durissimi graniti, sugli infidi e frammentati scisti, ma questo s'ha da fare, lottare per tenere le posizioni, lasciare tempo ai generali tranquilli in panciolle nelle loro caserme di ridisegnare i confini e studiare strategie, augurarsi che presto l'angelo della morte discenda su di loro e su quelli come loro che vivono vite altre che le nostre.
Tra noi e quelli di fronte a noi invece le differenze non ci sono, cantiamo e piangiamo allo stesso modo, facciam correre alla stessa maniera gli elmetti lungo le vie, solo parlano diverso.
Noi chiamiamo il leontopodium alpinum stella alpina e loro edelweiss. Credo che pensiamo allo stesso modo ed i pensieri prima di dormire vadano alle stesse cose, che il brivido che dà il ratto quando stai per dormire e ti passa sul collo sia uguale, ma forse mi sbaglio e quando certe mattine mi guardo attorno a denti stretti per il freddo e la luce comincia a schiarire i contorni del mondo penso che davvero tutto sia poca cosa, noi per primi, e che non ci sia senso in niente e che allora sia inutile sapere anche quel poco che si sa e persino pensare.
Già ho visto fiorire il genepì ed il cirsio spinosissimo, un altro mortifero inverno sta per abbracciarci. Gli anemoni e le primule son cari ricordi. Spero di vederne altri e spero di poter coprire coi crisantemi di quassù le tombe degli amici che cadranno. Passato il Santo Natale arriverà l'erica scopina a dar notizie buone o brutte, io spero che la novella sia il termine di questa assurdità, foss'anche solo per me, che io in grazia divina possa chiudere gli occhi per sempre.
Chissà cosa pensano le marmotte di tutto ciò, da settimane hanno smesso di fischiare. Gli unici animali che ci fanno compagnia sono i pidocchi. E pure le nostre paure non ci lasciano un istante di tregua. Morire sparati sulle alte cime, morire vicini a nostro Signore per una patria che non si conosce.
Le ciòke appese al filo spinato, non più al collo delle vacche, cariche di santini e di preghiere, per dare l'allarme nel cuore della notte.

La gira la cambia
la sta mai müta
la guera (la ita)
l'è düra
e la te fa sparì.
Polvere alla polvere.
Motivazione della Giuria
La montagna ha anche voci di sangue e nelle trincee dell'Adamello riecheggiano i ricordi della tragedia,
narrati con linguaggio di efficace emotività.
 
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