Settembre di Lidia Morandi - Bornoincontra

Vai ai contenuti

Menu principale:

Settembre di Lidia Morandi

Premio Letterario
 
 "Settembre" di Lidia Morandi,
Vincitrice Premio Speciale della Giuria Edizione 2008



 
Ero di passaggio, (come tutti del resto lo siamo su questa terra), per quel grumo di case contorte che conducono alla piazza di Borno. Una piazza identica a quella che ha in testa mio zio: sgombra, lucida, con due ciuffi ai lati e la fontanella proprio al centro.
Anche la testa di mio zio è attraversata da pensieri frettolosi come certi villeggianti milanesi, da pensieri fissi come quelli che se ne stanno seduti al bar di fronte, da idee strampalate come certi personaggi e da un brusio di fondo che a volte gli impedisce di ragionare.
Specie la domenica. Il giorno in cui mio zio si trasformava e, come la nostra piazza, si lustrava a nuovo per la messa e il caffè. Arrivava sempre con una buona ora di anticipo prima della messa. Sottobraccio alla zia la attraversava in lungo in largo, poi a cerchi concentrici, come una mosca ostinata che vuole appoggiarsi allo zucchero, finché raggiungeva la fontana per compiere il rito della "bevutina salutare" bagnandosi ogni volta la cravatta.
Osservava tutti, prendeva nota di tutti i cambiamenti da una settimana all'altra, faceva l'appello come a scuola. "Oggi manca… Visto come cresce...? Dove è sparito…? Che pettinatura…! Chi è quella nuova…? Sarà guarito…?"
Tutto sottovoce, tutto nell'orecchio della zia. Non lo sapeva che anche lui, con quella testa tonda, tanto simile alla piazza, non passava certo inosservato...
La zia restava china, un passo indietro, il labbro serrato, camminando piano con gli occhi bassi che restavano bassi fino a settembre quando la piazza sarebbe tornata ad essere quella che doveva essere.
Lo zio, che non aveva mai abbastanza, la tirava, la tirava finché non atterravano con un tonfo sulla loro solita panca, fermi, immobili come due statue a guardarsi intorno.
Ecco quel che manca alla piazza, una bella statua: i miei zii pietrificati che si godono il paesaggio.
Gli occhi fissi per l'eternità su quella piazza che il mercoledì è una cosa, la domenica un'altra, a gennaio si veste di bianco, l'estate viene inondata come una spiaggia da un mare di folla, si lascia incendiare dalle fiaccole una notte d'agosto, intravvede i fuochi d'artificio, si assorda della musica serale, poi tace finalmente, per un anno ancora.
La mattina alle sette, poco prima della messa feriale, è il suo momento più bello.
Le prime luci dei bar riscaldano l'asfalto, vedi le prime donne sgattaiolare svelte per la gradinata proprio come la mattina della Resurrezione.
La pulizia delle strade, le prime corriere, i bambini assonnati che raggiungono svogliati la scuola.
Ma quello che più piacerebbe, allo zio e alla zia di sasso, è proprio quella leggera pioggerella che si infrange sul bel testone tondo e lucido, sulle loro spalle un poco chine in autunno.
Quando la loro piazza risuona sotto i tacchi dei passanti e si abbevera dell'acqua che scorre dalla strada in salita lasciandola affluire per quelle in discesa.
Quando le pesanti gocce che sfuggono alle foglie del grande ippocastano ripiombano rumorose sull'asfalto o si polverizzano leggere sulla seta degli ombrelli.
Quando la neve scende soffice e silenziosa, i bambini giocano e li prendono di mira con qualche bella palla immacolata.
Lo zio e la zia non vivono più qui.
Vivono in una grande città con figli e nipotini che non vedono mai.
Che l'estate vanno al mare in posti impronunciabili, esotici ma gli telefonano, telefonano...
Gli zii vengono qui soltanto d'estate e si confondono tristemente con mille altri turisti.
Nessuno li riconosce come un tempo. I loro vecchi amici non ci sono più.
E' rimasta solo la piazza. Là restano seduti per ore, sulla loro panca.
Lo zio, con una piazza sulla testa e una piazza sotto i piedi, dice che in città questo vuoto leggero non c'è. La zia lo sa. Ma tace e guarda a terra, aspettando con pazienza un altro settembre.
Motivazione della Giuria
 Due anziani zii e i loro gesti quotidiani visti con l'ironia dei giovani occhi del nipote.
 
Copyright 2016. All rights reserved.
Torna ai contenuti | Torna al menu