L’amicizia in una bugia” di Giulia Panighetti - Bornoincontra

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L’amicizia in una bugia” di Giulia Panighetti

Premio Letterario
 “L’amicizia in una bugia” di Giulia Panighetti
Menzione Speciale della Giuria “Istituto Bonafini Lab” – Edizione 2021


Martino frequentava la 2B dell’Istituto Castelli, era un ragazzino buono e gentile, molto studioso e con tanti interessi, amava viaggiare e stare all’aria aperta a giocare, purtroppo non riusciva a farsi degli amici, perché tutti lo consideravano un “secchione” che non meritava attenzione. In classe aveva fatto amicizia solo con Elisabetta, una ragazzina molto timida e dolce, a volte dopo la scuola studiavano e facevano i compiti insieme. Il resto dei compagni, guidati da Lucio, il capo arrogante e prepotente del gruppo, non faceva altro che prenderlo in giro ed offenderlo, così tutti i maschi, durante l’intervallo lo evitavano e stavano tra loro in disparte a scherzare, a ridere e a programmare i pomeriggi di gioco al campetto e al parco. Martino soffriva molto per questa situazione e avrebbe voluto diventare amico dei suoi compagni e magari passare del tempo con loro divertendosi. Una mattina di marzo, durante la lezione di geografia, arrivò in classe la professoressa di matematica Perini e chiese alla professoressa Lisei, che stava spiegando, se poteva uscire dall’aula, perché aveva bisogno di parlarle. Dalla faccia arrabbiata della Perini, gli alunni capirono subito che era successo qualcosa di grave e iniziarono a parlare tra di loro agitandosi. E infatti poco dopo arrivò il Preside: il suo sguardo non prometteva niente di buono. Iniziò a dire che sarebbero stati presi dei seri provvedimenti, perché quello che era accaduto era davvero gravissimo. La professoressa Perini, entrando nella sala professori, si era accorta che il suo cassetto personale era stato aperto e la copia del compito in classe preparato poche ore prima, era stata tolta da una cartelletta e dimenticata sopra il registro e i libri di testo. Era chiaro che qualcuno avesse aperto il cassetto, visto e forse fatto una copia della verifica, anche perché la chiave era stata presa dalla bacheca in segreteria e trovata in un angolo della 2B, mentre gli alunni erano in palestra a lezione di educazione fisica. Il Preside fece una lunga predica, la professoressa Perini era verde dalla rabbia e la Lisei continuava a guardare gli alunni uno per uno come un investigatore. Se non fosse saltato fuori il colpevole, tutta la classe sarebbe stata punita e sarebbe saltata la gita a Roma che aspettavano da mesi e su cui avevano già fatto tanti progetti. Dopo mezz’ora di rimproveri sul gesto sbagliato e di discorsi sulla scuola, sulla sua importanza, sul comportamento, sulle regole e sul rispetto, ancora nessuno si decideva a parlare. Ad un tratto, Martino prese tutta la forza che aveva e alzò la mano e disse: “Sono stato io! … Il colpevole sono io!” Tutti si guardavano stupiti, Elisabetta prima diventò bianca, poi cominciò a singhiozzare e a piangere. Le professoresse avevano gli occhi sbarrati, il Preside le guardava incredulo. Martino venne accompagnato in presidenza per un vero e proprio interrogatorio, ma siccome continuava ad insistere sul fatto che era lui il colpevole, si decise di chiamare i suoi genitori. Nessuno pensava fino in fondo che Martino avesse fatto quell’azione stupida, ma dato che non smentiva la confessione fatta, il Preside e i professori decisero la punizione: cinque giorni di sospensione dalle lezioni. Per tutta la settimana, in classe i compagni rimasero in silenzio, nessuno aveva voglia di parlare, Elisabetta era triste e molto preoccupata, Lucio era nervoso e nessuno del suo gruppo poteva avvicinarsi perché veniva minacciato, non voleva essere disturbato e se ne stava sempre da solo anche durante la ricreazione. Passati i cinque giorni, prima che Martino rientrasse a scuola, Lucio decise di andare dal Preside e dire tutta la verità: era stato lui a cercare la verifica di matematica, perché a scuola non andava bene e i suoi genitori gli avevano detto che se non avesse cambiato la situazione, l’avrebbero mandato in collegio e lui non voleva perdere i suoi amici. Così Martino tornò in classe e fu accolto con gioia da tutti i suoi compagni ed Elisabetta era molto felice di rivederlo. Ma la cosa più bella che accadde dopo la fandonia raccontata e tutto ciò che ne conseguì, è che quando Lucio terminò i suoi giorni di punizione, Martino si offrì di aiutarlo con i compiti e con lo studio. Da allora nacque una bellissima amicizia tra Martino e Lucio e divennero inseparabili come fratelli.
Motivazione della Giuria
Un fatto increscioso spinge il timido Martino ad autoaccusarsi ingiustamente per rendersi visibile ai propri compagni di classe, toccando la coscienza del vero responsabile Lucio, il bullo. Un sensibile e delicato racconto in cui bugia e verità danno vita a una nuova amicizia.
 
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